Un evento così speciale, come l’unione civile di Massimo Milani e Gino Campanella, è stato per MORE l’occasione per esprimere, attraverso il nostro lavoro, la vicinanza a temi così importanti, come i diritti LGBT+, ma anche per sentirsi parte di un amore gigantesco che si rivela persino attraverso l’elegante eccentricità dell’abito da sposa rosso creato su misura per Massimo.
Era da poco iniziato settembre, quando sono stata contattata dall’ufficio stampa del PalermoPride che mi chiedeva se fossi disponibile a realizzare l’abito da sposa di Massimo. Conoscevo pochissimo la loro storia, sapevo che stavano insieme da tanto, ma 42 anni sono davvero un’enormità e sapevo del loro impegno civile nei confronti del mondo LGBT+. Quello che non potevo sapere è quanto tutto questo mi avrebbe coinvolta e quanto avrebbe accresciuto la mia stima verso persone che tutti i giorni cambiano in meglio questo nostro mondo. (In più avrei potuto realizzare il mio primo abito da sposa Rosso, eheheh!)
La celebrazione del loro amore non sarebbe rimasta fine a se stessa, ma avrebbe avuto un valore ancora più alto: quello di ricordare la straziante uccisione di due ragazzi 40 anni fa, con la sola colpa di amarsi. Un episodio tragico, avvenuto a Giarre (luogo dove si sono svolte le nozze), che diede inizio al movimento Arcigay di cui Massimo Milani e Gino Campanella furono tra i fondatori, proprio come reazione a quegli orribili fatti.
Unire il dramma e l’amore in un cerchio vitale capace di trasformare il male in bene; la discriminazione in inclusione.
Questo concetto mi ha colpito profondamente.
Così, la mattina dopo, ho comunicato la mia totale disponibilità a donare l’abito da sposa a Massimo. Come regalo per tutto quello che hanno fatto negli anni, per quello che la loro unione rappresenta oggi e ha rappresentato nel tempo. Grazie anche a loro, oggi, tantissime persone trovano il coraggio di fare coming out, tantissime persone affrontano la vita con serenità. Massimo e Gino sono una coppia straordinaria.
Il pensiero di poter contribuire, almeno in parte, attraverso il mio lavoro a questo importante avvenimento dal grande valore umano e storico, creando un abito da sposa che rappresentasse questi sentimenti e vestisse un’anima nobile come quella di Massimo, mi ha subito convinto ad intraprendere questa avventura.
Non conoscevo personalmente Massimo. È stato bello incontrarsi la prima volta, c’era una bella energia.
Come faccio con tutte le mie spose, abbiamo discusso dello stile dell’abito che desiderava, le linee generali, le fonti di ispirazioni, condiviso materiale fotografico e insieme ci siamo messi subito a lavorare al disegno.
I gusti e i riferimenti di moda ci hanno trovato affini, ma il colore è stato un suo desiderio irrinunciabile che ho avvertito come una necessità e che ho condiviso immediatamente: il suo abito da sposa sarebbe stato Rosso!
Rosso come il sangue, la passione. Come la spiritualità e la forza. Rosso come cifra stilistica nel panorama della moda internazionale.
Ho studiato e analizzato questo colore, ho preso spunto da stilisti iconici come Valentino, Franco Moschino, Versace, Alexander McQueen e poi ho incrociato una collezione di qualche anno fa di Givenchy, completamente monocromatica, in rosso appunto, che ripercorreva tutte le linee iconiche della maison.
Ma non mi bastava un colore, ho cercato un riferimento stilistico che raccontasse gli anni 80, gli anni del delitto di Giarre. Gli anni in cui sia Massimo e Gino che Giorgio e Toni vivevano la loro giovinezza.
La moda anni 80 è caratterizzata dal mix di genere: per la prima volta nella storia gli abiti e le linee si scambiano. Le donne in quel periodo storico avevano necessità di dimostrare la loro forza appropriandosi di linee maschili. Le giacche, le spalline arrivano da quei concetti. Oggi una donna non ha più necessità di affermare se stessa con una giacca. Oggi la moda è mashup. Vige il mischiare per dar vita a qualcosa di unico.
Ok divago con la mia passione per la moda. Scusate!
Tornando a noi, in questo abito da sposa volevo che venisse fuori non solo la natura eccentrica di Massimo, ma anche il suo animo gentile e la sua grazia, nonché la sua grande forza.
Ecco perché la scelta di una jumpsuit e non un tubino, ecco perché una grande coda, ma sotto una giacca e non un abito. Mescolare generi per trovare un’unica e sola chiave di lettura: la bellezza.
Usare un unico colore, ma mescolare le varie sfaccettature di esso: il lucido del satin nel rever, nei bottoni e nella fascia in vita; l’opaco del cadì nella giacca, nel pantalone e nella coda; il floreale ton sur ton del corpetto ricamato a filo di seta; il vinile stampato a caldo (dalla fantastica TABOO Crew) con una frase sui rever. Questo è un tratto distintivo di More, giocare con i dettagli dei tessuti, valorizzare e arricchire un capo con qualcosa di sobrio, per mantenere una pulizia visiva che non distoglie l’attenzione dalla persona che lo indossa.
Dal punto di vista tecnico, invece, ho studiato il corpo di Massimo e ho voluto valorizzare le sue gambe, suo punto forte. Il taglio smoking con collo sciallato e i tagli verticali permettono di slanciare la figura, come la punta del taglio vita dietro. Questi sono tutti dettagli che servono per trasmettere sicurezza a chi indossa un abito.
La lavorazione sartoriale è andata spedita, anche perché i tempi si facevano stretti con poco meno di due mesi a disposizione, ed è strano come anche l’atmosfera intorno a noi sia cambiata in poco tempo. Ad inizio settembre eravamo tutti pronti a ricominciare dopo il primo lockdown, sono stati giorni in cui tante spose hanno deciso di scegliere MORE per il loro futuro matrimonio. Qui in Atelier siamo stati sempre attentissimi e scrupolosi a tutte le precauzioni del caso ma, purtroppo, oggi siamo ritornati a temere nuovamente il peggio e le restrizioni sono diventate sempre più dure.
In questo scenario, l’unione di Massimo e Gino, che doveva essere una festa con uno spettacolo teatrale, ha cambiato, forse, significato, o meglio, se n’è aggiunto un altro: mai mollare, dare sempre respiro ai nostri sogni, ma anche portare avanti le proprie idee nonostante le difficoltà. Loro che in questa lunga vita insieme di difficoltà, sicuramente, ne hanno dovute affrontare molte.
Allora tutto questo non poteva che avere una conclusione, che è quella che potete vedere in queste bellissime foto di Giuseppe Gerbasi , che ritraggono Massimo e Gino felici di vivere un momento che li riguarda intimamente, ma che parla anche a noi, un po’ com’è stata tutta la loro vita. In quegli occhi pieni di commozione e felicità ci ritroviamo tutti; perché un sentimento come questo non riguarda solo alcuni, anzi, va anche oltre il confine temporale, fino ad arrivare a Giorgio e Toni, i due ragazzi che proprio a Giarre conobbero una triste fine e che oggi sono ricordati anche con quella scritta sul rever della giacca del vestito: “Giorgio e Toni – O si è felici o si è complici”.
Massimo indossa il suo abito da sposa rosso, come fa con la sua grande personalità, senza farlo mai pesare, con il sorriso, riuscendo a passarti quella voglia semplice di generare cambiamento. Il suo abito doveva vestire non solo il suo corpo, ma parlare del suo modo di essere, un rosso che ricordasse l’amore, la sua principale scelta di vita, nei confronti di Gino, ma anche come forma di altruismo, con il loro impegno per il riconoscimento dei diritti LGBT+.
Dal mio punto di vista era importante che la mia moda, il mio stile, riuscissero a comunicare un messaggio forte attraverso l’abito da sposa di Massimo. Il total red tipico degli anni 80, la ricercatezza e la voglia di osare senza strafare, tutto era come se fosse il contenitore di un messaggio: la bellezza di una persona che ne ama un’altra dopo più di 40 anni insieme, nel ricordo di un delitto che ha dato inizio ad un cambiamento culturale.
Tutto questo accade in un momento drammatico del nostro Paese, in cui c’è bisogno di unione e tolleranza. Per tutti questi motivi, questa piccola cerimonia con pochi invitati, come impongono le regole, è molto di più che una speranza: è un fatto! È successo, oggi, in Italia, sono i nostri tempi, che sono migliori che in passato, grazie anche a Massimo e Gino.
Io ho creato solo un vestito, ma se vogliamo che il domani sia migliore di oggi, forse è giusto impegnarsi come hanno fatto e continuano a fare loro. Il mio intento è di riuscire a farlo anche con il mio lavoro, nel frattempo, posso dirgli solo GRAZIE.
A coordinare l’evento la wedding planner Sofia Gangi che ha coinvolto il settore del wedding palermitano nelle sue maestranze.
Tutti loro si sono dimostrati sensibili al tema e hanno donato tutti i servizi agli sposi:
Foto reportage Giuseppe Gerbasi / Video reportage Francesco Pedone / Marika Caiola hairstylist / Michele Costagliola make-up artist / Atelier Magilie per le fedi / Progetto artistico a cura di Antonio Fester Nuccio / Tipografia Pecoraro per wedding stationary / Motisi Floral Design per bouquet sposi e damigelle / Confetti Sartoria Sociale